Una cosa a tre

Nord-ovest, sud, nord-est. La mia teoria del complotto preferita.

Una cosa a tre

Lo scorso fine settimana sono stato alla Scuola Giacobina a Firenze a esporre la mia teoria del complotto su che ruolo svolgono l'omolesbobitransfobia, la misoginia e il razzismo in Italia - a quale divisione del lavoro corrispondono in quale struttura economica del paese. E niente, fa già ridere così. In realtà prima di arrivare a quello livello di dooming lì volevo introdurvi al grado zero, ovvero a una delle basi teoriche di questa completa illazione: Tre Italie. La problematica territoriale dello sviluppo italiano di Arnaldo Bagnasco, un classico dei nerd della sociologia economica.

La tesi di base è questa: più o meno fino agli anni Settanta l'indagine socioeconomica sul paese si è concentrata sul modellizzare l'Italia al più come un paese - attraverso la lente della questione meridionale - diviso tra nord e sud. Bagnasco sollevava il problema: al momento in cui scriveva, da almeno dieci anni si stava affacciando una dorsale (la vediamo sviluppata soprattutto sull'asse centro-nord-est) che sarebbe diventata l'ossatura economica del paese dei decenni successivi - l'Italia della piccola e media impresa (PMI). Di qui una serie di conseguenze in termini soprattutto metodologici e di indagine socioeconomica: che ruolo avrebbero sviluppato le PMI in rapporto alle grandi imprese a tendenza monopolistica, concentrate per lo più al nord-ovest? Che funzione avrebbero svolto nella struttura economica del paese? Quali forme sociali, quale organizzazione territoriale della produzione e che rapporti politici avrebbe sviluppato questa "terza Italia"?

Poco sopra linkavo un libriccino di Giorgio Amendola che metteva tutte queste domande al centro e ne concludeva che l'avanguardia della grande industria italiana stava avendo un ruolo regressivo nell'avanzamento della lotta operaia - proprio negli anni della conquista dello Statuto dei Lavoratori e dello sfiorato "secondo biennio rosso" italiano. Oibò. Lasciando stare le smanie di controllo della burocrazia del PCI, tocca continuare a farsi qualche domanda, visto che la spina dorsale del paese è questa cordigliera della reazione fatta da impresine tra i cinquanta e i duecento addetti e quasi impermeabili all'azione sindacale.

Benvenuti nella Macroregione. (da Filippo Minelli, Atlante dei Classici Padani, Krisis Publishing, 2015)

Dateci un'occhiata, a Bagnasco, magari trovate anche un riassuntino delle sue tesi. In realtà è un libro abbastanza diffuso e sicuramente molto citato, soprattutto tra i boomer di classe media, tendenzialmente con un'istruzione universitaria e possibilmente in materie umanistiche; un po' meno letto e un po' più frainteso - per esempio in questo articolo di qualche anno fa invecchiato pure parecchio male. Il problema è abbastanza classico in Italia: leggere i numeri è diventato sempre più difficile e capire i rapporti di produzione è una cosa veteromarxista, vetusta e ammuffita: meglio la politologia idealistica e l'interpretazione creativa dell'alta finanza europea. E così l'unica conseguenza che si trae di solito da questa modellizzazione è che ci sono i centri metropolitani, ci sono i partiti delle élite urbane, e invece la povera periferia delle fabbrichette è lasciata a sé stessa e si rivolta contro i professoroni radical chic (in questo quadro scompare naturalmente la grande riserva di proletariato - decisamente non solo bianco - e disoccupazione del paese, il Sud, e si suggerisce implicitamente che i padroncini del nord-est siano sostanzialmente the most oppressed people in the country).

Tutta colpa sua. Non ho intenzione di elaborare oltre.

Come diceva qualcuno in qualche film, la faccenda era un po' più complessa, e di tanto in tanto emerge agli onori delle cronache perché qualcuno nella redazione del Sole 24 ore o del Corriere si ricorda che queste imprese navigano nella catena del valore europea e - lo sosteneva già Bagnasco - la loro settorializzazione permette loro di galleggiare (vuoi perché i prodotti e i servizi che ne escono non richiedono una particolare lavorazione, vuoi perché il settore in cui intervengono ha già raggiunto un limite temporaneo di innovazione tecnologica, vuoi perché banalmente assestarsi su un semilavorato costa meno e fa più profitto), posto che ci sia sempre una buona riserva di forza-lavoro che possa farsi sfruttare molto direttamente a salari praticamente immutati (per andare più a fondo è meglio leggere anche qui).

Riserva che sta iniziando però a scarseggiare man mano che la crisi demografica procede. E naturalmente la preoccupazione va subito a chi paga le pensioni, chi tira avanti la carretta delle fabbrichette, chi tiene in piedi i paesini spopolati nelle colline e desertificati dal vettore campagna-città ma tanto carini che magari ci si può fare un progetto europeo per il borgo più bello d'Italia. Un mistero simile alla Trinità. Non vorremo mica far pagare i capitalisti? Ma va.

Forse avete intuito dove va a parare questo discorso in termini di genere e orientamento sessuale, forse no. Lascerò aperta la questione perché il post è già troppo lungo, e poi che teoria del complotto è se spiego tutto? Loro non ce lo vogliono dircelo. Mettetevi il cappello di stagnola, sapete già troppo.

Bit of a stretch if you've seen the film but still, whatever works.