Just let me catch my breath

Scusate i Dream Theater. Non posso garantire che non lo rifarò più.

Just let me catch my breath

No, non ho già deciso di abbandonare Cruising Collapse - sono solo rimasto drenato dal post precedente, in cui ho dovuto racimolare un po' di coraggio per dire delle cose che avevo in mente da tempo e che sono sicuro che possono aver creato qualche malumore. Che poi diciamocelo, era anche parecchio lungo: just let me catch my breath, per me, per voi. Ne ho approfittato per tornare a dedicarmi a un paio di progetti che richiedevano che mi dessi una mossa. Take the time, reevaluate. Non dico niente per scaramanzia. Tranne di uno: le colleghe di Astarte edizioni mi hanno invitato a presentare Niente di male di Sara Ficocelli, che hanno da poco pubblicato, domani giovedì 17 ottobre alle 18.30 alla Libreria Sette Volpi di Bologna. Il romanzo segue le vicende di un'aspirante giornalista della generazione X, neolaureata alla soglia della crisi economica del 2008 e alle prese con l'ingresso nell'industria editoriale. Sarà un piacere, anche per tornare a salutare lə amichettə della libreria che non vedo da un po'.

Ganza la copertina.

Nel frattempo, ieri sera qui a Bologna si è svolta una grossa manifestazione a sostegno della Palestina - non posso che esserne contento, ma non credo sia sufficiente a smentire i problemi che sollevavo (che, in ogni caso, non riguardano in Italia solo il movimento pro-Palestina).

Dalla pagina del Collettivo Universitario Autonomo, Bologna.

Avevo ancora quel post in cantiere di un paio di settimane fa, al quale conto di rimettere mano la prossima settimana. Volevo riprendere e mettere nero su bianco una parte della traccia che ho seguito per la lezione che ho tenuto alla Scuola Giacobina qualche settimana fa, che si intitolava Dialettica dell'inclusione. Vi anticipo il titolo, che è tratto da un'importante antologia femminista - Non credere di avere dei diritti. Tangenzialmente tornerò sulla colonizzazione israeliana, ma dalla prospettiva del movimento Lgbtqia+, cercando di ripensare la questione del pinkwashing non alla luce di cosa garantisce - in cambio del nostro silenzio - questa strategia di propaganda, ma di cosa non garantisce a dispetto delle promesse che fa. Per farlo, serve un testo fondamentale di Rosa Luxemburg che andrebbe davvero riletto con attenzione, Riforma sociale o rivoluzione. Non dico altro e vi lascio in attesa.

Rosa vi guarda. È preoccupata per voi.