A queer gaze at the blue sky

La "fuga da X" con la coda dell'occhio, e non nel-- ah no aspetta.

A queer gaze at the blue sky

Ci sono alcune considerazioni che ho fatto ma non ho scritto nel post di qualche giorno fa sulla "fuga da X". Diciamo che le possiamo raggruppare in due categorie: 1. il rapporto degli uomini cisgenere gay con la comunicazione a mezzo internet; 2. il rapporto della politica con la guerra commerciale delle piattaforme di comunicazione. Sono argomenti molto ampi e voglio limitarmi a fare delle considerazioni veloci. In questo post quindi mi occuperò per lo più della prima, limitandomi a qualche considerazione veloce alla fine sulla seconda, poi vediamo se approfondirò in futuro.

Non è un caso che questa improvvisa attenzione su Bluesky mi abbia colto con uno sguardo a metà strada tra il vacuo e l'infastidito, cioè la mia espressione nel novanta per cento del tempo. Ma non mi riferivo a questo, quanto più a un altro motivo collettivo e condiviso. Ovvero: la sensazione di essere sulla cresta dell'onda tecnologica è parte integrante dell'esperienza storica di essere un uomo gay o bisessuale negli ultimi trent'anni. IRC? C'eravamo. I forum? Li avevamo. Blog? Per favore. Social network? Mentre gli uomini etero scoprivano di poter mandare le fotocazzo in privato su Facebook noi avevamo già Grindr. Questo trovarci sempre tra gli early adopters delle nuove tecnologie di comunicazione (e molto meno delle altre) ha ovviamente delle spiegazioni. Ora: volendo possiamo trasformare la questione nell'ennesimo sketch su qualche variante del topos della lobby gay: siamo ovunque, ci conosciamo tutti fra di noi per, ehm, ovvi motivi, e via processionando.

Uno dei motivi per cui da anni cerco di mettere a fuoco il concetto di gay public network è esattamente per prendere atto di questo tipo di assunti, rovesciarli e darne un'interpretazione materialistica. E il ragionamento è in fondo piuttosto banale: siamo una comunità marginalizzata in ragione del proprio orientamento sessuale che in più è composta da persone educate come uomini dalla nascita, per quanto questa educazione contenga gli elementi per rinegoziarla anche in seguito nel proprio percorso di crescita, il che spiega facilmente perché usiamo spessissimo la sessualità come strumento di connessione sociale. Il che non vuol dire necessariamente che ogni contatto che abbiamo è costituito da un atto sessuale, ma che il sesso (o il desiderio di farlo) c'entra sempre in qualche modo (d'altronde, la competizione maschile sulla sessualità spesso ha molto poco a che vedere col fare sesso; qui, qui, qui e qui qualche consiglio di lettura sulla negoziazione degli uomini gay con l'educazione al maschile che ricevono). L'elemento competitivo interno viene tendenzialmente sottratto alla competizione con gli uomini eterosessuali e rivolto verso gli altri uomini gay, il che contribuisce alla crescita numerica delle connessioni (ma non al loro irrobustimento).

Nonostante questa dinamica sociale abbia molto a che fare anche con lo sviluppo diffuso di forme di sofferenza psichica, ha dei vantaggi senza i quali non si spiegherebbe il fatto che continui a esistere. Non solo: spiegano anche per quale motivo questa gay network che si sviluppa in public - sovrapposta e intrecciata alla società eterosessuale - cerchi degli strumenti di comunicazione, condivisione e accorciamento delle distanze e li adotti più velocemente di altri settori sociali. La rete esiste già, l'infrastruttura le dà la possibilità di continuare a svilupparsi. Funziona come quando coltivi i funghi.

Insomma, in termini più larghi ovviamente la discussione è ben presente nella comunità Lgbtqia+ nel suo complesso: su Edge c'è un articolo di riassunto come molti di quelli che si sono visti nel mainstream generalista internazionale; su Pride c'è una versione un po' più focalizzata sulla comunità Lgbtqia+ che segue il tropo del "guarda quali celebrità sono uscite da X per andare su Bluesky". E poi ci sono i ghei. C'è un dibattito pubblico parallelo - e visibile, se lo si vuole vedere - in cui TheGaysTM stanno discutendo di Bluesky e Twitter - ma non solo - in termini, ehm, un po' diversi. Ovvero: su Bluesky in realtà ci eravamo già approdati da un po', e quello che individualmente stanno valutando gli uomini gay è la possibilità di pubblicare contenuti NSFW, che una parte considera un aspetto irrinunciabile della propria espressione online, un'altra parte considera elemento irrinunciabile della propria attività artistica in senso stretto e un'altra ancora ne fa l'elemento centrale del proprio lavoro svolgendo lavoro sessuale online.

Naturalmente non metterò collegamenti a profili personali e professionali di nessun tipo. Non credo che ce ne sia bisogno. Penso di non essere l'unico uomo bianco gay cisgenere piccoloborghese in tutto l'occidente ad aver visto questo dibattito svolgersi già abbondantemente negli scorsi due anni, assistendo all'inesorabile ristrutturarsi dei profili del Frociogram (l'universo parallelo gay di Instagram la cui fibra è tessuta insieme a quella dell'Instagram, che è anche una delle migliori prove empiriche che abbiamo della teoria delle stringhe) intorno a una mappatura frocial abbastanza specifica, specialmente quando si tratta di profili collegati ad attività di lavoro sessuale online. Instagram è il regno delle vacanze, della respectable corporate identity e del softporno; Facebook lo si tiene un po' per nostalgia e per la vecchia zia Teodora; Vero si usa per lo scambio veloce e controllato di foto e video amatoriali; OnlyFans si usa per il lavoro sessuale digitale e la vendita dell'accesso a materiali NSFW; e fino a questo momento X doveva essere - insieme a Instagram - lo step intermedio tra il potenziale pubblico e OnlyFans. In pratica: Instagram costruisce la narrazione del personaggio che vende, X pubblica le eyecandies per il prodotto venduto, OnlyFans raccoglie gli abbonamenti e vende l'esperienza vera e propria.

Naturalmente, se salta X bisogna trovare un'alternativa. Bluesky stava già venendo sperimentato abbondantemente. E, naturalmente, non è una buona cosa se il social network su cui pubblichi contenuti espliciti e/o pornografici gay è in mano a uno stronzo fascista ossessionato dalla tecnologia come un cattivo da cartoni animati, meno ancora è bello se il suddetto entra a far parte del prossimo governo. Questo naturalmente entra a far parte del computo delle decisioni. Ma per questo settore di utenza del quale ho esperienza diretta, posso dire di essere abbastanza sicuro che il motivo per cui sta valutando la trasmigrazione su altre piattaforme non è di per sé ideologico o politico, ma eminentemente pratico. Ho un'attività commerciale individuale o un hobby che rischiano di essere compromessi dal nuovo corso, e questo nuovo corso è iniziato da diversi anni: dove mi sposto? Era già successo con Tumblr, d'altronde, che era il re del NSFW (e in particolare gay) fino al ban dei contenuti pornografici. Ecco, credo che una delle eventualità da considerare per interpretare quello che sta succedendo passi anche da questa cosa. Musk con Trump significherà niente più sesso ghei su X?

E ancora una volta, come ho provato a mettere a fuoco a partire dal post di Flavio di ieri, il punto di questo tipo di dibattito non può essere come far cadere le piattaforme, che è oggetto dell'attività organizzativa politica che deve porsi degli obiettivi decisamente più larghi - cioè, per quanto mi riguarda, la collettivizzazione delle piattaforme di comunicazione come di tutte le altre aziende (sul come si fa non entreremo nel merito adesso). Il punto è capire che le scelte degli utenti sono guidate non da un improvviso e spontaneo risveglio di coscienza politica, ma dalla risposta a determinate esigenze specifiche, che possono eventualmente essere colte e indirizzate. Ma come Mediaset non è caduta per l'antipatia verso Berlusconi, credo che X non crollerà per l'antipatia verso Musk. Il resto sono questioni di sopravvivenza e benessere individuale che ci possiamo porre, o di interesse sociologico; mi pare che manchi poi però sempre il pezzo di ragionamento in cui si esce dall'ecosistema del dibattito culturale e si faccia il salto successivo. E vi posso assicurare che sono decenni che vedo gli uomini gay discutere di volta in volta dell'alternativa migliore per scambiarsi foto del cazzo o per scopare in pubblico, ma questo non ha migliorato di una virgola la politica Lgbtqia+ italiana (senza distinzioni tra quella riformista e quella antagonista).

Non so se vorrò davvero affrontare l'altra questione che menzionavo all'inizio, ma per farsi un'idea di come questa spontaneità di dibattito può essere eventualmente colta, manipolata e indirizzata, volevo chiudere con questa insinuazione. Da più o meno gli stessi anni in cui si svolge questo dibattito su dove mettere le foto del cazzo, in seno al suddetto social (X, ex-Twitter) un gruppo di sviluppatori ha deciso di provare a lanciare una sfida al social network in questione, scommettendo su un'alternativa decentralizzata dello stesso modello di interazione online. Che ha già iniziato a incontrare gli stessi problemi delle piattaforme "mature" rispetto al controllo e alla gestione dei contenuti, specialmente quelli NSFW. Indovinate come si chiama, indovinate qual è la piattaforma sulla quale hanno puntato le testate progressiste o almeno anti-Trump nelle scorse settimane, e fatemi sapere il motivo per cui secondo voi citano i dati di crescita della piattaforma e non i dati in uscita da X.